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La flora e la fauna di Pianosa.


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La Fauna

foto della fauna di Pianosa, Arcipelago Toscano

La fauna terrestre è  meno appariscente di quella marina, ma non meno interessante. Sono conosciute molte specie, alcune delle quali endemiche e molte, con caratteristiche particolari, peculiarità delle isole.

La colonizzazione da parte della fauna terrestre è certamente avvenuta posteriormente al Pliocene Medio, dopo che si è realizzata la definitiva emersione dell'isola.  Il flusso più consistente si è verificato circa 18.000 anni fa, quando un abbassamento di oltre 100 m del livello del mare, causato da un'importante glaciazione consentì il collegamento di Pianosa con l'Elba e di quest'ultima con il continente.

Tra le numerose specie di invertebrati conosciuti per l'isola di Pianosa e dell'Arcipelago Toscano vi sono alcune come la chiocciola, la cavalletta, e il lombrico. Nessuna specie degli Anfibi è presente a Pianosa.

I Rettili, invece, annoverano cinque specie, quattro sauri ed un serpente. I quattro sauri sono rappresentati da due gechi, il tarantolino (Euleptes europaea) e il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), e da due lucertole, la lucertola campestre (Podarcis sicula) e la lucertola muraiola (P. muralis). L'unico serpente di Pianosa è il biacco (non velenoso) (Coluber viridiflavus), una specie comune in quasi tutte le isole dell'Arcipelago Toscano.

Circa una trentina di Uccelli risultano nidificare a Pianosa. Alcuni di questi come la berta maggiore (Puffinus diomedea), la berta minore (Puffinus yelkouan) e il falco pellegrino (Falcus peregrinus) sono particolarmente importanti. Le berte sono uccelli tipicamente pelagici. Frequentano il mare aperto in ogni stagione dell'anno e si portano sulla terra ferma soltanto per riprodursi. La berta maggiore si riproduce, con poche coppie, solo in alcune isole toscane, mentre la berta minore risulta decisamente più frequente, in particolare a Pianosa, Montecristo e Giannutri. Le minacce più serie per queste due specie, provengono dall'inquinamento marino, che provoca accumulo di tossici (mercurio e cloroderivati) nelle uova e nei tessuti, dalla predazione operata da ratti su uova e nidiacei e dal disturbo arrecato dal turismo. Il pellegrino nidifica sulle scogliere e sui costoni rocciosi inaccessibili. In Italia è raro e localizzato, limitato alla catena alpina, all'Appennino e alle isole. Secondo recenti stime, nell'Arcipelago Toscano, Pianosa compresa, si riproduce con una ventina di coppie. Anche questa specie, pur protetta dalla legge, è minacciata dal disturbo derivato dalle attività turistiche e dal saccheggio dei nidiacei effettuato da parte dei falconieri.

Altri nidificanti di interesse risultano essere il piccione selvatico, il gruccione, l'averla piccola, il beccamoschino, la rondine, il balestruccio e il corvo imperiale.

Durante l'inverno, sono presenti numerose specie svernanti marine, come la sula, il marangone dal ciuffo, e terrestri, come l'albanella reale, la poiana, il torcicollo, l'allodola, la pispola  lo spioncello, la ballerina bianca, il pettirosso, il codirosso spazzacamino, il saltimpalo, il passero solitario, il merlo, il tordo bottacio, l'occhiocotto, il luì piccolo, il passero, il fringuello, il verzellino, il verdone, il cardellino, il fanello e lo zigolo nero.

Sui mammiferi pianosini si sa poco. Di sicuro sono presenti il pipistrello albolimbato, il ratto nero , il topolino delle case (Mus domesticus) e la lepre (Lepus europaeus). Le ultime tre specie sono state introdotte dall'uomo involontariamente (il topolino e il ratto) o deliberatamente, per finalità venatorie (la lepre). Fino ad un recente passato risultava presente anche la martora (Martes martes). Dispiace, infine, ricordare che, anche qui, come nel resto dell'Arcipelago Toscano, non è più presente la foca monaca (l'ultimo avvistamento pianosino risale alla fine degli Anni '40), un tempo molto comune. 

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